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Cos'è la tendinopatia calcifica

La tendinopatia calcifica è una condizione che colpisce i tendini, caratterizzata dalla formazione di depositi di calcio al loro interno. Questa condizione influisce sulla funzionalità del tendine e può portare a una serie di disfunzioni che limitano i movimenti e provocano dolore. Le cause più comuni includono il sovraccarico funzionale, la degenerazione tendinea legata all’età, problemi metabolici, disordini endocrini, predisposizione genetica e traumi. Questi fattori interagiscono spesso tra loro, aumentando il rischio di formazione di calcificazioni nei tendini. La tendinopatia calcifica si verifica più frequentemente nella spalla, coinvolgendo i tendini della cuffia dei rotatori, ma può anche interessare altre aree del corpo, come il gomito, l'anca o il ginocchio.

Vediamo più nel dettaglio la tendinopatia macrocalcifica della spalla (> 6-7 mm fino a vari centimetri).

La calcificazione della cuffia dei rotatori è causata da depositi di cristalli di fosfato di calcio, più comunemente sotto forma di idrossiapatite. 

Ecco quali sono le fasi della calcificazione e cosa comporta anche dal punto di vista funzionale.

1. Fase di formazione (fase pre-calcifica)

Durante questa fase iniziale, il tendine subisce una degenerazione delle cellule tendinee (tenociti), spesso dovuta a microtraumi o sovraccarichi cronici. Questi eventi portano alla morte cellulare e alla creazione di un microambiente favorevole alla deposizione di calcio. Dal punto di vista funzionale, i sintomi sono generalmente lievi o assenti, ma può esserci una leggera debolezza o disagio nel tendine.

​2. Fase di calcificazione

Il calcio inizia a depositarsi nel tendine, formando piccoli accumuli che possono essere morbidi e friabili, oppure più duri e solidi, a seconda del grado di cristallizzazione. In questa fase, si può avvertire dolore e una limitazione funzionale significativa. La presenza di questi depositi altera l'elasticità e la capacità del tendine di scorrere correttamente durante il movimento. I tendini, che solitamente hanno una consistenza elastica, diventano rigidi e meno capaci di assorbire le sollecitazioni meccaniche. I movimenti dell'articolazione (spesso della spalla, ma può accadere anche in altre articolazioni) diventano dolorosi e difficili, con una ridotta ampiezza di movimento.

3. Fase di riassorbimento

In questa fase, il corpo cerca di "digerire" i depositi di calcio, innescando una risposta infiammatoria. Il processo di riassorbimento può essere doloroso, ma è un segno che il corpo sta tentando di eliminare il calcio. Questa fase può essere particolarmente problematica perché l'infiammazione attorno al tendine può peggiorare la limitazione del movimento e intensificare il dolore, portando a rigidità articolare e a una significativa perdita di funzionalità.

4. Fase post-calcifica

Una volta che il calcio è stato riassorbito, il tendine può guarire e rigenerarsi. Tuttavia, in alcuni casi, rimangono cicatrici nel tendine che possono ridurre in parte la sua elasticità e funzionalità nel lungo termine. A questo stadio, è possibile un recupero parziale o totale della funzionalità, a seconda della gravità e dell'estensione del danno.

​Se trattata correttamente, la tendinopatia calcifica ha una buona prognosi, e la maggior parte dei pazienti riesce a recuperare una buona funzionalità tendinea. Tuttavia, è importante affrontare tempestivamente la condizione per evitare che i depositi di calcio si espandano o diventino cronici, causando danni permanenti al tendine.

Sintomi

Limitazione del movimento
I depositi di calcio all'interno del tendine interferiscono con la sua capacità di scivolare liberamente durante il movimento articolare. Il tendine diventa rigido e perde parte della sua capacità elastica, riducendo la flessibilità dell'articolazione. Nella spalla, ad esempio, ciò comporta difficoltà nel sollevare il braccio sopra la testa o eseguire movimenti rotatori.
 

Perdita di forza
Il dolore e la rigidità associati alla tendinopatia calcifica portano spesso a una riduzione della forza muscolare. Quando una persona evita di utilizzare l'articolazione per non sentire dolore, i muscoli coinvolti diventano deboli e atrofici.
 

Dolore durante l'attività
La funzione principale dei tendini è quella di trasmettere la forza dai muscoli alle ossa per consentire il movimento. I depositi di calcio ostacolano questo meccanismo, creando dolore durante l'attività fisica, in particolare nei movimenti di sollevamento o rotazione dell'articolazione coinvolta.
 

Compromissione della coordinazione motoria
Con la riduzione del movimento e del range articolare, anche la coordinazione motoria viene compromessa. Per esempio, nella spalla, i movimenti che richiedono precisione, come prendere un oggetto da un ripiano alto, possono diventare difficoltosi e imprecisi.
 

Modifiche posturali
A causa del dolore e della limitazione funzionale, le persone affette da tendinopatia calcifica tendono a sviluppare atteggiamenti posturali compensatori. Nel caso della spalla, questo può tradursi in un'elevazione anomala del braccio o in una postura con il tronco inclinato, per evitare movimenti dolorosi.

Cause

Sovraccarico e microtraumi ripetuti

Movimenti ripetitivi, soprattutto quelli che coinvolgono le articolazioni della spalla o del gomito, possono causare microtraumi ai tendini. Questi traumi ripetuti portano a un processo di degenerazione del tendine, predisponendolo alla formazione di depositi di calcio. Esempi includono attività come il sollevamento di pesi, lavori manuali ripetitivi, attività sportive (tennis, nuoto, sollevamento pesi).

Età e degenerazione tendinea

Con l'invecchiamento, i tendini tendono a perdere elasticità e resistenza. Questa degenerazione naturale rende i tendini più suscettibili a lesioni e a processi di calcificazione. La tendinopatia calcifica è più comune nelle persone di età compresa tra i 30 e i 60 anni.

Problemi metabolici e vascolari

Alcune teorie suggeriscono che una scarsa vascolarizzazione (ridotto afflusso di sangue) dei tendini possa contribuire alla formazione di calcificazioni, poiché una ridotta ossigenazione dei tessuti può favorire la degenerazione tendinea. Anche disturbi metabolici che coinvolgono il metabolismo del calcio, come l'ipercalcemia, potrebbero aumentare il rischio di formazione di depositi calcifici.

Disordini endocrini

Alcune condizioni endocrinologiche, come l'ipotiroidismo, possono aumentare il rischio di sviluppare tendinopatia calcifica. Questo può essere legato a cambiamenti nei tessuti molli dovuti a squilibri ormonali.

Genetica

In alcune persone, può esistere una predisposizione genetica alla formazione di calcificazioni tendinee. 

Sovraccarico meccanico locale

Alterazioni biomeccaniche, come un cattivo allineamento articolare, una postura scorretta o problemi nella distribuzione del carico durante il movimento, possono mettere sotto stress alcuni tendini e predisporli alla formazione di calcificazioni.

Traumi diretti

Anche traumi acuti o lesioni possono favorire la formazione di depositi di calcio nei tendini. In questi casi, la risposta infiammatoria al trauma può alterare la struttura del tendine e portare alla deposizione di calcio.

Fattori ambientali e occupazionali

Alcuni lavori che richiedono movimenti ripetitivi o il mantenimento di posture prolungate, come quelli manuali, possono essere associati a un maggiore rischio di sviluppare tendinopatia calcifica. Anche l’attività sportiva intensa, se non ben gestita, può predisporre a questa condizione.

Articolazioni soggette

Spalla 

La spalla è l'articolazione più frequentemente coinvolta nella tendinopatia calcifica, in particolare i tendini della cuffia dei rotatori (soprattutto il tendine del sovraspinato). Questo accade perché la spalla è una delle articolazioni più mobili e viene sottoposta a numerosi movimenti ripetitivi che possono sovraccaricare i tendini. Un particolare tipo di calcificazione della spalla è la metaplasia calcifica in cui si formano depositi di calcio all'interno del tendine come conseguenza di una trasformazione anomala delle cellule tendinee. Questo processo è simile alle altre calcificazioni della spalla, ma la metaplasia implica una vera e propria trasformazione dei tessuti, con cellule tendinee che si differenziano in cellule capaci di produrre materiale calcifico costituito da cristalli di idrossiapatite.

 

Gomito 

Anche se meno comune, il gomito può essere colpito da calcificazioni, specialmente nei tendini estensori e flessori dell’avambraccio. In particolare, condizioni come il gomito del tennista possono predisporre alla formazione di calcificazioni.


Anca

Nell'anca, la tendinopatia calcifica può colpire il tendine del muscolo gluteo medio o piccolo, strutture fondamentali per la stabilità dell'articolazione durante la deambulazione e altre attività fisiche.


Ginocchio

A livello del ginocchio, possono formarsi calcificazioni nei tendini del quadricipite o del rotuleo, anche se questa è una localizzazione meno comune rispetto alla spalla.

 

Polso e mano 

La tendinopatia calcifica può anche interessare i tendini flessori e estensori del polso e della mano, soprattutto nei casi di stress ripetitivo o microtraumi.



 

Diagnosi

La diagnosi della tendinopatia calcifica richiede un approccio clinico integrato che combina l'osservazione dei sintomi, l'esame obiettivo e l'impiego di tecniche di imaging.

Il processo diagnostico inizia con una anamnesi approfondita, in cui il medico raccoglie informazioni sui sintomi riportati dal paziente, come il dolore, la sua localizzazione e intensità, e l'eventuale limitazione funzionale dell'articolazione colpita. Tipicamente, il paziente riferisce dolore acuto o cronico, che può essere particolarmente intenso durante il movimento o di notte. Questo dolore spesso coinvolge la spalla, ma può manifestarsi anche in altre articolazioni come il gomito, l'anca o il ginocchio. Inoltre, è importante indagare la storia clinica del paziente, con particolare attenzione a fattori di rischio come movimenti ripetitivi, sovraccarico funzionale o traumi pregressi.

Successivamente, si procede con l'esame obiettivo. Il medico valuta l'articolazione interessata, verificando l'ampiezza del movimento e cercando punti di dolorabilità localizzata. Nella tendinopatia calcifica della spalla, ad esempio, il dolore può essere evocato con movimenti specifici, come l'abduzione o la rotazione del braccio. Durante l’esame, il medico può anche rilevare segni di riduzione della forza muscolare o rigidità articolare.

Per confermare la diagnosi e ottenere un quadro preciso della calcificazione tendinea, sono fondamentali gli esami di imaging. 

  • La radiografia è solitamente il primo esame richiesto. Permette di visualizzare i depositi di calcio come aree radio-opache, facilmente identificabili all'interno del tendine.

  • L'ecografia è però lo strumento diagnostico più importante, che consente di valutare con maggiore precisione la posizione e la consistenza delle calcificazioni, oltre a fornire informazioni sullo stato dei tessuti molli circostanti.

  • In alcuni casi, la risonanza magnetica (RM) può essere utile per una valutazione più dettagliata non tanto delle calcificazioni che sono mal individuabili alla risonanza, quanto per escludere altre patologie concomitanti o per visualizzare meglio la struttura del tendine e l’eventuale infiammazione associata.

Trattamenti e cure

Il recupero funzionale dalla tendinopatia calcifica dipende da vari fattori, tra cui la gravità della calcificazione, la risposta ai trattamenti e la presenza di complicazioni. In generale, il recupero richiede una combinazione di trattamenti che mirano a ridurre il dolore, migliorare la mobilità e ripristinare la forza muscolare.

Terapia conservativa
Riposo, ghiaccio, farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), fisioterapia.

Fisioterapia
Gioca un ruolo cruciale nel migliorare la mobilità e la forza, attraverso esercizi mirati di stretching e rinforzo muscolare. Tecniche come le mobilizzazioni articolari e l'uso di terapie manuali possono migliorare la funzionalità articolare.
 

Terapia con onde d'urto
Questa terapia non invasiva ha dimostrato di essere efficace nel frammentare i depositi di calcio e favorirne il riassorbimento.
 

Infiltrazioni di corticosteroidi
In caso di infiammazione significativa e dolore che non risponde ai trattamenti conservativi, le infiltrazioni di cortisone possono essere utilizzate per ridurre rapidamente il dolore e l'infiammazione. L'infiltrazione viene eseguita direttamente nell'articolazione o nella zona del tendine interessato.
 

Chirurgia (in casi estremi)
Nei casi più gravi o se i trattamenti conservativi falliscono, la chirurgia può essere necessaria per rimuovere i depositi di calcio. L’intervento può essere eseguito con artroscopia (minimamente invasiva), dove piccole incisioni permettono l’introduzione di strumenti per rimuovere le calcificazioni.
La chirurgia viene generalmente considerata come ultima opzione, dopo che le terapie non invasive si sono rivelate inefficaci.
In caso di intervento chirurgico, il recupero funzionale richiede fisioterapia e un programma di riabilitazione personalizzato per ripristinare la forza e la mobilità dell'articolazione colpita. Il recupero completo può richiedere da alcune settimane a mesi, a seconda della gravità e della complessità dell’intervento.
 

Idrolitoclasia ecoguidata
L'idrolitoclasia ecoguidata è una procedura di Eco Interventistica mini-invasiva, ambulatoriale, utilizzata nel trattamento della tendinopatia calcifica, per sciogliere e rimuovere i depositi di calcio all'interno dei tendini. Questa è una tecnica a due aghi che si basa sul lavaggio, con soluzione fisiologica, della zona interessata che consente di fluidificare la calcificazione e di farla uscire all’esterno. Approfondisci...

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Come si cura la tendinopatia calcifica della spalla con l'eco interventistica

Con l'ecointerventistica trattiamo la tendinopatia calcifica della spalla. Approfondisci l'argomento nella pagina dedicata.

La tecnica si effettua sotto la guida ecografica e prevede l'inserimento, in modo estremamente preciso, di due aghi nel tendine che contiene i depositi calcifici. Il posizionamento corretto degli aghi all'interno del deposito viene confermato ecograficamente. 

Attraverso gli aghi, si inietta una soluzione fisiologica sterile (a volte anche associata a un anestetico locale). La pressione generata dall'iniezione della soluzione frammenta il deposito di calcio. L'idrolitoclasia provoca lo scioglimento dei cristalli di calcio, che diventano più facilmente riassorbibili o estraibili. Il materiale calcifico disgregato e fluidificato viene aspirato con una siringa per rimuoverla direttamente dal sito tendineo.

Una volta completato il lavaggio del tendine dalla calcificazione, viene eseguito un abbondante lavaggio della borsa sub-acromion-claveare con soluzione salina sterile. A seguire si infiltra all'interno della borsa un corticosteroide depot per spengere l’infiammazione locale. Infine si esegue la viscosupplementazione con acido ialuronico per completare il processo di guarigione.

Dopo l'intervento, il paziente viene addestrato ad eseguire gli esercizi di riabilitazione che sono fondamentali per la buona riuscita della terapia, e poi può tornare immediatamente a casa.

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Quali risultati si ottengono

Riduzione rapida del dolore
Dopo la procedura i pazienti avvertono una significativa riduzione del dolore, talvolta subito, altre volte dopo 48 ore, nel 90-95% dei casi nella prima settimana, grazie alla rimozione dei depositi di calcio che lo causano, a differenza dei trattamenti conservativi che possono richiedere  mesi di fisioterapia per risultati evidenti.

Miglioramento della funzionalità dell'articolazione
La mobilità dell'articolazione migliora rapidamente dopo l'intervento. Riducendo subito dolore e compressione del tendine, l'idrolitoclasia consente un recupero più rapido della gamma di movimento rispetto ai trattamenti conservativi.

Riduzione del rischio di complicanze
Essendo minimamente invasiva, l'idrolitoclasia effettuata in eco interventistica comporta un rischio notevolmente inferiore di complicanze rispetto alla chirurgia tradizionale. Effetti collaterali lievi come gonfiore o dolore locale sono temporanei e facilmente gestibili..

Risparmio biologico ed economico nell'uso di farmaci
L'idrolitoclasia risolve direttamente la causa del dolore, riducendo o eliminando l'uso di farmaci anti-infiammatori. Questo non solo è un vantaggio economico e biologico per il paziente, ma evita anche interazioni farmacologiche, risultando indicata per pazienti anziani o con patologie complesse.

Tempi di recupero più rapidi
Grazie alla natura poco invasiva delle tecniche eco-guidate, i tempi di recupero sono molto più brevi rispetto ad altre opzioni terapeutiche, come la chirurgia. I pazienti possono tornare rapidamente alle loro normali attività con un intervallo minimo di inattività.

Confronto con trattamenti conservativi
Mentre i trattamenti conservativi, come la fisioterapia e i farmaci, richiedono settimane o mesi per produrre effetti, l'idrolitoclasia ecoguidata offre sollievo immediato dal dolore e una più rapida ripresa della funzionalità.

Minor necessità di interventi chirurgici
Con il successo del trattamento eco-guidato, molti pazienti riescono ad evitare interventi chirurgici più invasivi, migliorando la loro qualità di vita senza dover ricorrere a procedure più rischiose o con tempi di recupero prolungati.

Trattamento mirato e personalizzato
L'ecografia consente di adattare il trattamento alle specifiche esigenze del paziente, permettendo un approccio personalizzato che prende in considerazione l'estensione dell'infiammazione, la localizzazione precisa e la gravità dei sintomi. Questo aumenta l'efficacia complessiva del trattamento.

Confronto con trattamenti chirurgici
Rispetto alla chirurgia artroscopica o aperta, l'idrolitoclasia è meno invasiva, richiede solo anestesia locale e presenta un rischio minore di complicanze. Il recupero è più rapido e i pazienti tornano prima alle loro attività quotidiane, senza le lunghe riabilitazioni necessarie dopo la chirurgia.


 

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