Cos'è la fascite plantare
La fascite plantare è una delle cause più comuni di dolore al tallone ed è caratterizzata da un'infiammazione della fascia plantare, una robusta banda di tessuto fibroso che si estende dalla parte inferiore del tallone fino alla base delle dita del piede. Questa fascia svolge un ruolo cruciale nel mantenere l'arco plantare e assorbire gli shock durante la deambulazione. Quando la fascia plantare è sottoposta a stress eccessivo, può svilupparsi una micro-lacerazione del tessuto, provocando dolore e infiammazione.
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Il dolore tipico della fascite plantare è localizzato nella parte inferiore del tallone, spesso descritto come "un dolore acuto" o "una sensazione di puntura". Il dolore tende a essere più intenso al mattino, appena ci si alza dal letto, o dopo un periodo prolungato di inattività, quando il paziente fa i primi passi. Con l'uso prolungato del piede, il dolore può diminuire, ma tende a peggiorare nuovamente dopo attività fisiche intense o al termine della giornata.
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La fascite plantare può progredire gradualmente, con un dolore lieve all'inizio che peggiora nel tempo. In casi avanzati, l'infiammazione cronica può portare alla formazione di uno sperone calcaneare (un'escrescenza ossea nel tallone), anche se lo sperone stesso non è necessariamente la causa del dolore.
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La diagnosi di fascite plantare è solitamente clinica e si basa sui sintomi riferiti dal paziente e sull'esame obiettivo. Il medico valuta la localizzazione del dolore e la sua intensità alla palpazione del tallone e lungo la fascia plantare. Talvolta, si possono effettuare radiografie per escludere altre condizioni, come una frattura da stress o la presenza di uno sperone calcaneare. In casi particolari, un'ecografia o una risonanza magnetica possono essere utilizzate per visualizzare l'infiammazione o eventuali lesioni della fascia.
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Sintomi
Dolore al tallone
Il sintomo più caratteristico è un dolore intenso e acuto nella zona del tallone, che può irradiarsi verso l'arco plantare. Questo dolore è spesso più marcato al mattino, quando si fanno i primi passi dopo il riposo notturno. Il movimento iniziale può provocare una fitta dolorosa, che tende a diminuire dopo alcuni minuti di camminata, ma può riacutizzarsi dopo periodi di inattività o dopo uno sforzo prolungato.
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Dolore che peggiora con l'attività fisica
Sebbene il dolore possa attenuarsi durante l'attività fisica leggera, esso tende a peggiorare con esercizi intensi o prolungati, come la corsa o lunghe camminate, rendendo difficoltosa la normale mobilità quotidiana.
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Rigidità
È frequente una sensazione di rigidità della pianta del piede, soprattutto al risveglio o dopo essere rimasti seduti a lungo. La fascia plantare si irrigidisce durante il riposo, e al momento del carico, il tessuto viene bruscamente esteso, causando dolore e difficoltà nei movimenti.
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Gonfiore e ipersensibilità
Nei casi più gravi, si possono manifestare gonfiore e arrossamento nella zona del tallone, accompagnati da una sensibilità aumentata alla pressione o al tatto.
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Alterazioni posturali
Il dolore persistente può indurre a modificare il modo di camminare, per evitare di sollecitare eccessivamente il tallone. Queste compensazioni possono a loro volta provocare disagi in altre parti del corpo, come la caviglia, il ginocchio o la schiena.
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Quali pazienti ne soffrono?
Atleti e persone attive
Corridori, giocatori di basket, calcio e altri sport che richiedono movimenti rapidi e impatti ripetuti con il terreno sono particolarmente vulnerabili. La ripetizione costante di movimenti che sollecitano la fascia plantare può causare microtraumi che, nel tempo, provocano infiammazione e dolore.
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Individui che stanno molto tempo in piedi o camminano su superfici dure
Persone che svolgono professioni che richiedono di rimanere in piedi per lunghe ore, come insegnanti, infermieri o lavoratori di fabbrica, sono spesso soggetti alla fascite plantare. Le superfici dure aumentano lo stress sulla fascia plantare, contribuendo all'insorgenza del dolore.
Pazienti con piede piatto o arcata plantare alta
Le anomalie biomeccaniche del piede, come un arco plantare troppo basso (piede piatto) o troppo alto, possono influenzare negativamente la distribuzione del peso corporeo sul piede, aumentando lo stress sulla fascia plantare.
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Individui che indossano calzature inadeguate
Scarpe con scarso supporto dell'arco plantare o con suole troppo rigide possono non fornire un adeguato ammortizzamento o distribuzione del peso, causando una tensione aggiuntiva sulla fascia plantare.
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Obesità
L'eccesso di peso mette una pressione costante sulla fascia plantare, rendendola più suscettibile all'infiammazione. In questi casi, la struttura del piede può subire sovraccarichi tali da compromettere la resistenza del tessuto connettivo.
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Fattori di rischio
Sovrappeso o obesità
L'eccesso di peso corporeo aumenta lo stress sulla fascia plantare, rendendola più vulnerabile a micro-lacerazioni.
Attività fisica intensa
Atleti o persone che praticano sport ad alto impatto come la corsa o il salto sono più soggette alla fascite plantare. Movimenti ripetitivi e carichi eccessivi sul piede aumentano il rischio.
Età
La fascite plantare è più comune tra gli individui di età compresa tra i 40 e i 60 anni. Con l'età, la fascia plantare può perdere parte della sua elasticità, diventando più suscettibile a lesioni.
Piede piatto o arco plantare alto
Queste condizioni biomeccaniche possono alterare la distribuzione del peso sul piede, esercitando maggiore pressione sulla fascia plantare.
Professioni che richiedono stare in piedi a lungo
Persone che lavorano in piedi per lunghi periodi, come insegnanti, infermieri o lavoratori in fabbrica, sono a rischio poiché l'eccessivo carico prolungato sul piede può causare microtraumi alla fascia.
Calzature inadeguate
Indossare scarpe senza un adeguato supporto per l'arco plantare o ammortizzazione del tallone può aggravare il problema. L'uso di tacchi alti o scarpe molto rigide è spesso associato a un aumento del rischio.
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Trattamenti e cure
Trattamenti conservativi
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Riposo e modifica dell'attività
Ridurre o modificare le attività che aggravano il dolore è cruciale. Il riposo permette alla fascia plantare di guarire e ridurre l'infiammazione.
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Applicazione di ghiaccio
Applicare ghiaccio sulla zona infiammata può aiutare a ridurre il dolore e l'infiammazione.
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Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS)
farmaci come l'ibuprofene e il naproxene possono essere utilizzati per ridurre il dolore e l'infiammazione.
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Stretching e rinforzo muscolare
Esercizi di stretching per il polpaccio e la fascia plantare, così come esercizi di rinforzo, possono aiutare a migliorare la flessibilità e la forza, riducendo il carico sulla fascia plantare.
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Ortesi e plantari
L'uso di plantari personalizzati può aiutare a distribuire il peso in modo più uniforme e ridurre la pressione sulla fascia plantare.
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Trattamenti fisici e riabilitativi
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Fisioterapia
Un programma di fisioterapia può includere esercizi di rafforzamento muscolare e di aumento della flessibilità per migliorare la stabilità dell’articolazione e ridurre il dolore.
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Terapia occupazionale
Aiuta a modificare le attività quotidiane e a utilizzare dispositivi di assistenza per ridurre lo stress sull'articolazione della caviglia.
Chirurgia
In casi estremi e quando i trattamenti non invasivi e minimamente invasivi non sono efficaci, può essere considerata la chirurgia. Le opzioni chirurgiche includono la fasciotomia plantare, che comporta il rilascio parziale della fascia plantare per alleviare la tensione e ridurre il dolore.
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Terapia Eco Interventistica
La fascite plantare è una condizione infiammatoria che colpisce il tessuto fibroso che si estende lungo la pianta del piede, dalla base delle dita fino al tallone. La tecnica eco interventistica affronta e risolve la patologia con una combinazione di needling, bleeding, acido ialuronico intrafasciale e cortisone perifasciale.
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Come si cura la fascite plantare con l'ecointerventistica
Una combinazione di needling-bleeding, acido ialuronico intrafasciale e cortisone perifasciale può essere utilizzata singolarmente o in combinazione, a seconda delle esigenze cliniche del paziente e della gravità della condizione. La scelta del trattamento più appropriato deve essere effettuata da un professionista sanitario esperto, che considererà le caratteristiche individuali e le risposte al trattamento di ciascun paziente.
La tecnica del needling-bleeding implica l'uso di un ago fine per eseguire delle micro-punture nella fascia plantare. La lieve emorragia, provocata da questa tecnica, stimola la naturale risposta riparativa e un maggiore afflusso di sangue nell'area trattata, con la liberazione di fattori di crescita e altre sostanze biologiche che favoriscono la rigenerazione della fascia plantare.
L'infiltrazione di acido ialuronico intrafasciale direttamente nella fascia plantare ha l'obiettivo di migliorare l'elasticità e l'idratazione del tessuto, riducendo la frizione e migliorando la mobilità della fascia plantare. L'acido ialuronico può aiutare a diminuire il dolore e a facilitare il recupero funzionale del piede. Il suo effetto è particolarmente utile nel caso di fascite plantare cronica, dove la perdita di elasticità e l'infiammazione persistente sono prevalenti.
Il cortisone è un potente antinfiammatorio che può essere somministrato tramite infiltrazioni locali per trattare l'infiammazione acuta. Nella fascite plantare, l'infiltrazione di cortisone perifasciale implica l'iniezione del farmaco intorno alla fascia plantare, ma non direttamente all'interno di essa.
L'uso combinato di queste tre modalità terapeutiche offre un approccio sinergico.
Il needling-bleeding innesca la spontanea rigenerazione cellulare nei tessuti danneggiati dall'infiammazione. L'acido ialuronico agisce direttamente sul tessuto fasciale per migliorarne la qualità e la funzione, mentre il cortisone riduce l'infiammazione periferica e allevia il dolore.
Questa terapia porta a una significativa riduzione dei sintomi nelle ore successive al trattamento, un miglioramento della mobilità e un recupero più rapido rispetto ad altre modalità di trattamento.
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Needling-bleeding con acido ialuronico intrafasciale e cortisone perifasciale
Tecnica e terapia
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L’intervento ecoguidato consiste nel “needling” (needle = ago), cioè la stimolazione con ago sottile e previa anestesia locale, della porzione alterata della fascia plantare.
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A seguire si effettua l’infiltrazione intrafasciale con l’acido ialuronico a basso peso molecolare e/di peptidi di collagene adatto alla fascia.
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Successivamente, con anestetico locale si separa la fascia dal cuscinetto adiposo calcaneare.
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Infine si esegue l’infiltrazione perifasciale, rigorosamente all’esterno della fascia e del cuscinetto adiposo con cortisone.
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Tutto avviene con una unica puntura, un unico ago ed un unico accesso!
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La terapia è ben tollerata, di solito si usa il ghiaccio spray e l’anestetico locale.
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L’intervento percutaneo ecoguidato ha una durata di circa 30 minuti.
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Al termine della terapia seguirà l’addestramento agli esercizi di base da iniziare 48 ore dopo l'intervento ecoguidato.
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A seguire, si consiglia la valutazione podologica e l'uso di adeguate calzature e di eventuali plantari.
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Infine il controllo clinico ed ecografico dopo 1 settimana.
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Nel 75/80% dei casi è sufficiente un solo intervento ecoguidato. Nel restante 20/25% sono necessarie due terapie.
Quali risultati si ottengono
Riduzione del dolore e dell'infiammazione immediate
Uno degli obiettivi primari del trattamento ecointerventistico della fascite plantare è la riduzione del dolore. La guida ecografica delle infiltrazioni di corticosteroidi e di acido ialuronico, permette una somministrazione precisa e mirata alla sede della patologia aumentando in modo esponenziale l'efficacia dei farmaci. Questo approccio riduce significativamente il dolore e l'infiammazione, in tempi davvero significativi per il paziente.
Il miglioramento può essere graduale, con una significativa riduzione del dolore nelle settimane successive al trattamento.
Accelerazione del processo di guarigione
La guida ecografica consente un'infiltrazione precisa nella zona infiammata, massimizzando l'efficacia del farmaco e accelerando il processo di guarigione. In alcuni casi, si può ricorrere al needling ecoguidato, una tecnica che stimola il processo riparativo del tessuto danneggiato. Questa terapia può anche ridurre la necessità di trattamenti prolungati o di interventi chirurgici.
Miglior tolleranza al carico del peso
Con la riduzione dell'infiammazione, i pazienti possono tollerare meglio il carico sul piede, migliorando la postura e riducendo il rischio di sviluppare compensazioni che potrebbero influenzare altre strutture del corpo, come ginocchia e anche. Il trattamento permette una distribuzione più omogenea del peso sul piede.
Ridotto rischio di recidiva
L'infiltrazione ecoguidata, associata a terapie complementari come la fisioterapia, favorisce una guarigione più stabile della fascite plantare, riducendo il rischio di recidiva. I pazienti possono quindi beneficiare di un sollievo duraturo dai sintomi, soprattutto se il trattamento è accompagnato da misure preventive come l'uso di plantari correttivi e il miglioramento dell'elasticità muscolare.
Riduzione drastica dell'uso di farmaci e antinfiammatori
Poiché il trattamento è localizzato e mirato, si riduce la necessità di farmaci sistemici e di antinfiammatori, migliorando la funzionalità ed evitando il rischio di effetti collaterali generali.
Personalizzazione del trattamento
La guida ecografica permette un adattamento preciso del trattamento alle specifiche condizioni del paziente, e consente al medico di modulare la quantità e il tipo di sostanza infiltrata in base al grado di infiammazione e alla risposta individuale. Questa precisione contribuisce a un recupero più rapido e mirato.