Cos'è la tendinopatia calcifica della spalla
La Tendinopatia calcifica della spalla è una condizione dolorosa che si verifica quando si formano depositi di calcio all'interno dei tendini della cuffia dei rotatori, un gruppo di muscoli e tendini che circondano l’articolazione della spalla e ne permettono il movimento. Il tendine più comunemente colpito è quello del muscolo sovraspinato, che è responsabile di sollevare il braccio e abdurre la spalla. Questi depositi di calcio, a volte molto piccoli, possono causare una forte infiammazione e dolore, riducendo significativamente la mobilità della spalla.
In alcuni casi, la tendinopatia calcifica può essere silente, con calcificazioni che vengono scoperte incidentalmente durante esami di imaging per altre ragioni. Tuttavia, quando i sintomi si manifestano, il dolore può essere debilitante, peggiorando con i movimenti e particolarmente durante la notte.
La tendinopatia calcifica segue un’evoluzione tipica che si sviluppa in tre fasi principali: una fase iniziale silente di degenerazione del tendine, seguita da una fase calcifica caratterizzata dalla formazione e dal riassorbimento dei depositi di calcio, e infine una fase di guarigione. Queste fasi rappresentano le diverse tappe attraverso cui i tendini si danneggiano, accumulano calcio, e poi cercano di guarire.
L'evoluzione non è sempre lineare, e la durata delle fasi può variare da persona a persona con sintomi e conseguenze differenti, con il picco di dolore tipicamente associato alla fase di riassorbimento
Fase precalcifica
In questa fase iniziale, il tendine inizia a degenerare, ma senza ancora la presenza di depositi di calcio. Il tendine subisce alterazioni cellulari e una riduzione della sua normale elasticità, diventando più vulnerabile ai danni. Non ci sono sintomi evidenti in questa fase, il che significa che il paziente spesso non si accorge del processo degenerativo in corso. La struttura del tendine si altera, e questo lo prepara per la successiva fase di calcificazione. Dal punto di vista clinico, è una fase “silente”.
Fase calcifica
Questa fase è suddivisa a sua volta in tre sottofasi: formazione, riposo, e riassorbimento.
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Formazione. I depositi di calcio iniziano a formarsi all'interno del tendine. Il processo è attivo ma, sorprendentemente, spesso asintomatico. Non è ancora ben chiaro cosa inneschi la deposizione di calcio, ma questo avviene a livello microscopico, attraverso un processo cellulare complesso che sembra imitare la formazione dell'osso.
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Riposo. Una volta formato, il deposito di calcio resta stabile nel tendine. In questa fase, i sintomi possono essere assenti o molto lievi. Alcuni pazienti possono avvertire una lieve rigidità o fastidio alla spalla, ma il dolore intenso è raro.
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Riassorbimento. È la fase più dolorosa e acuta. Il corpo riconosce i depositi di calcio come materiale anomalo e cerca di eliminarli attivando un processo infiammatorio. Durante questa fase, il paziente può sperimentare dolore intenso e improvviso, spesso associato a ridotta capacità di movimento e a difficoltà nel compiere gesti semplici. Il dolore può peggiorare di notte e disturbare il sonno. Clinicamente, questa è la fase in cui i pazienti cercano più frequentemente aiuto medico.
Fase postcalcifica
Nella fase postcalcifica, il processo infiammatorio si riduce e il tendine comincia a guarire. I depositi di calcio, ormai frammentati o completamente riassorbiti, vengono sostituiti da tessuto fibroso. In questa fase, il dolore diminuisce gradualmente, ma il tendine può rimanere vulnerabile e richiedere riabilitazione per recuperare pienamente la forza e la funzionalità. La fisioterapia è spesso necessaria per migliorare la mobilità della spalla e prevenire nuove lesioni.
Sintomi
Dolore
Il dolore può essere intermittente o continuo, spesso peggiora con il movimento e può irradiarsi lungo il braccio.
Limitazione del movimento
Difficoltà a compiere movimenti sopra la testa o a ruotare il braccio.
Debolezza muscolare
Riduzione della forza nella spalla, specialmente durante l'abduzione o la rotazione esterna del braccio.
Dolore notturno
Il dolore tende a peggiorare durante la notte, soprattutto quando si dorme sul lato affetto.
Quali pazienti ne soffrono?
La tendinopatia calcifica colpisce prevalentemente individui tra i 30 e i 60 anni, con una maggiore incidenza tra le donne rispetto agli uomini. Nonostante non sia chiaro il motivo per cui alcune persone sviluppano la condizione e altre no, alcuni fattori possono predisporre allo sviluppo di questa patologia.
Sono più esposte alla tendinopatia calcifica e manifestano un rischio maggiore le persone che eseguono lavori o attività che richiedono movimenti ripetitivi della spalla, come pittori, elettricisti, carpentieri o atleti (specialmente nel nuoto, tennis o sollevamento pesi) e comunque tutti coloro che praticano sport che comportano un uso intenso della spalla.
Alcuni studi suggeriscono che possa esserci anche una componente genetica, per cui la predisposizione familiare potrebbe giocare un ruolo nello sviluppo di calcificazioni nei tendini. Inoltre, condizioni come il diabete o problemi tiroidei, in particolare l'ipotiroidismo, sembrano aumentare il rischio di sviluppare questa condizione.
Fattori di rischio
Trauma o microtrauma ripetitivo
Lesioni o stress ripetuto sui tendini della spalla.
Attività ripetitive con movimenti sopra la testa
Sport come nuoto, tennis, pallavolo e professioni manuali e artigianali come pittori, elettricisti, carpentieri etc. espongono maggiormente a microtraumi ripetuti della spalla.
Problemi metabolici
Alcune condizioni come il diabete o l’ipotiroidismo possono aumentare il rischio di calcificazioni tendinee.
Predisposizione genetica
In alcuni casi, c'è una componente genetica che predispone allo sviluppo di calcificazioni.
Postura scorretta
Una postura non corretta può contribuire a uno squilibrio muscolare che stressa i tendini della cuffia dei rotatori.
Trattamenti e cure
In molti casi, la tendinopatia calcifica tende a risolversi nel tempo, con o senza trattamento. Tuttavia, una gestione precoce e adeguata può ridurre significativamente i sintomi e prevenire danni permanenti.
Trattamenti conservativi
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Riposo e modifiche delle attività
Evitare i movimenti che peggiorano il dolore, soprattutto quelli sopra la testa.
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Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS)
Farmaci come l'ibuprofene possono aiutare a ridurre il dolore e l'infiammazione.
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Fisioterapia
Esercizi specifici per migliorare la mobilità, rinforzare i muscoli della spalla e ridurre il dolore.
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Terapia con onde d'urto
Utilizzata per frammentare i depositi di calcio e accelerare il processo di guarigione.
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Infiltrazioni di corticosteroidi
Iniezioni di corticosteroidi per ridurre l’infiammazione e il dolore in casi di dolore acuto.
Trattamenti chirurgici
Se i trattamenti conservativi non portano miglioramenti dopo 3-6 mesi, si può considerare l’intervento chirurgico.
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Rimozione artroscopica delle calcificazioni
Una procedura minimamente invasiva in cui le calcificazioni vengono rimosse mediante artroscopia.
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Acromioplastica
Intervento per rimodellare l’acromion e ridurre lo spazio subacromiale, migliorando il movimento del tendine.
Idrolitoclasia ecoguidata
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L'idrolitoclasia ecoguidata è una procedura di Eco Interventistica mini-invasiva, ambulatoriale, utilizzata nel trattamento della tendinopatia calcifica, per frammentare e rimuovere i depositi di calcio all'interno dei tendini. Questa è una tecnica a due aghi che si basa sul lavaggio, con soluzione fisiologica, della zona interessata che consente di sciogliere la calcificazione e di farla uscire all’esterno.
Come si cura la tendinopatia calcifica della spalla con l'eco interventistica
La tecnica si effettua sotto la guida ecografica e prevede l'inserimento, in modo estremamente preciso, di due aghi nel tendine che contiene i depositi calcifici se la calcificazione è superiore al centimetro, altrimenti di un solo ago e si elimina il materiale calcifico con la tecnica detta "a pistone". Il posizionamento corretto del o degli aghi all'interno del deposito viene confermato ecograficamente.
Attraverso gli aghi, si inietta una soluzione fisiologica sterile (a volte anche associata a un anestetico locale). La pressione generata dall'iniezione della soluzione frammenta il deposito di calcio e lo scioglie. L'idrolitoclasia provoca la rottura meccanica dei cristalli di calcio e li solubilizza, in modo facilitarle la fuoriuscita.
Una volta completato il lavaggio del tendine dalla calcificazione, viene effettuato un abbondante lavaggio-sbrigliamento della borsa SAD, si esegue una infiltrazione con corticosteroide depot, cioè a rilascio prolungato per spengere l'infiammazione da cristalli e, come ultimo passaggio si effettua una visco-supplementazione con acido ialuronico a basso peso molecolare per stimolare la produzione di liquido sinoviale (visco-induzione), riequilibrare l'ambiente bursale e ridurre la probabilità di sindromi aderenziali.
Dopo l'intervento, il paziente viene addestrato alla esecuzione gli esercizi di riabilitazione che sono fondamentali per la buona riuscita della terapia, quindi è libero di tornare immediatamente a casa.
Idrolitoclasia ecoguidata
Con la tecnica a due aghi si crea un circuito di lavaggio che consente di sciogliere la calcificazione e di farla uscire all’esterno.
Tecnica e terapia
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La definizione significa: sciogliere la calcificazione (lito-clasia) con l’acqua (idro) più precisamente con la soluzione fisiologica, in precisione e sicurezza, cioè sotto visione e guida ecografica.
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La tecnica prevede, sotto la guida ecografica, l'introduzione di uno o di due aghi nella calcificazione.
Attraverso un ago si inietta la soluzione fisiologica (acqua) che creando un circuito di lavaggio scioglie la calcificazione, così come l'acqua fa con il gesso, consentendone la fuoriuscita all’esterno.
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La terapia è ben tollerata, di solito si usa il ghiaccio spray e l’anestetico locale.
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Il piano di cura prevede due sedute di circa 30 minuti ciascuna, distanziate di una settimana l’una dall’altra, e l’addestramento agli esercizi di base da iniziare immediatamente dopo il primo intervento ecoguidato.
Quindi una convalescenza attiva e niente tutori!
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A seguire, lo specialista della riabilitazione valuterà il caso per individuare le disfunzioni residue e addestrerà il paziente all’esecuzione di esercizi personalizzati.
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Infine il controllo clinico ed ecografico dopo 4 settimane e, di chiusura, a tre mesi.